.....Jean Dubuffet, che è al centro della mostra, rappresenta l'Art brut, cioè il modo "selvaggio" di far pittura: macchie convulse, graffi, grumi di colore, segni indecifrabili, sabbia, muri screpolati, con l'inserimento (almeno iniziale) di grotteschi pupazzetti. Il bretone Dubuffet, nato nel 1901, ottiene uno strepitoso successo diventando un autentico caposcuola negli anni tra i Quaranta e i Sessanta. Abbandona gli altri mestieri che aveva tentato (era un commerciante di vini ma anche un ardito viaggiatore, con ben tre traversate del Sahara). L'Art brut diventa per lui il segnale di una protesta contro i conformismi estetici: quasi un grido di libertà dell'arte, oltre gli esibizionismi sofisticati dei surrealisti.
Se in Europa è Dubuffet lo scardinatore di tanti principi, in America qualcosa di simile lo fa, sempre a metà secolo, Pollock con i suoi grovigli di segni e le sgocciolature di colore. Ma vicino ai due, e soprattutto vicino a Pollock, è un giovane veneziano "tenero" d'animo: Tancredi Parmeggiani. I due si trovano a lavorare fianco a fianco a Ca' Venier dei Leoni, la casa di Peggy Guggenheim sul Canal Grande.