"...Da Venturi, in particolare, assume la fiducia incondizionata nella totale autonomia dell'arte quale atto creativo puro, e, sulla linea di poetica già tracciata dagli astrattisti storici, come Kandinsky, Mondrian, Klee, Van Doesburg, peraltro coniugata secondo gli stilemi più fecondi del linguaggio futurista, dalle compenetrazioni iridescenti del primo Balla alle boccioniane filamentose linee-forza, egli intraprende un'indagine sperimentale sul dinamismo del colore-luce e sui segni elementari, coadiuvato in questo tipo di ricerca analitica anche da esperienze fondamentali e a tutto campo condotte in Europa e negli States. (...) La lingua dell'astrazione diventa allora il correlato stratto e il veicolo della indicibilità di sensazioni straripanti, della seduzione struggente di sogni svaniti al risveglio e della concitazione di una miriade di ricordi accalcati, che scrivono la storia quanto mai controversa e difficile da raccontare dell'insondabile rapporto, mai narrato, della realtà e dell'illusione, che si svolge là, dietro la cortina della siepe, che preclude la vista, ma che Dorazio, forte di questa sapienza mantica accreditata da Platone, solo ai veri grandi artisti, furtivamente dirada e discosta per offrire al nostro sguardo quell'incantesimo immaginifico della visione, in cui dolcemente naufragare."
P.Ballesi
[Il gioco infinito della realtà e dell'illusione, inDorazio - IV Premio Scipione, Electa, Milano, 2000]
"...Quando nel 1947 Dorazio incomincia a presentarsi in un gruppo programmatico (era appunto il momento, nell'immediato dopoguerra, della costituzione di gruppi fortemente teorizzati) egli non solo prende violenta posizione contro i neorealisti, e l'arte cosiddetta figurativa in genere, ma non condivide neppure le tendenze di orientamento informale; le radici della sua pittura partono dal mondo futurista-suprematista, rifuggendo tuttavia da un'adesione all'astrattismo che distrugga a poco a poco la consistenza strutturale dell'opera (e infatti niente avrà mai a che vedere, nella sua produzione, con le formule concettuali): è il Bauhaus che corrisponde ai suoi ideali creativi e alle sue concezioni formali; non per nulla egli continuerà a esprimere ammirazione per maestri, quali Max Bill. Questa precisa impostazione non esclude peraltro l'interesse da parte sua per artisti contemporanei di varia personalità, specie quelli di scuola americana; la sua idea dell'arte non è indice di una restrizione di campo, bensì di una scelta precisa e motivata entro un'ampia veduta culturale. (...) Nella nostra fine di millennio i cultori d'arte - che siano artisti, appunto, o amatori, o storici - hanno ripreso con grande passione il tema della pittura come sguardo nello spazio; Dorazio ha sempre dato l'impressione, e soprattutto dalla fine degli anni settanta, di stare descrivendo qualcosa che è sopra le nostre teste. Festuche, nastri, cordoncini si sono intrecciati e hanno preso a slittare nel cielo; sempre lucidamente geometrici, cioè strutturati secondo un preciso disegno, ma liberi; e benchè il quadro abbia una sua esplicita logica compositiva, l'effetto voluto e che a noi paia non finire lì. (…) Dorazio pittore ci comunica un senso di felicità creativa; una sorta di respiro gioioso. Questo è il messaggio vitale che riceviamo da lui."
R. Bossaglia
[La forza creativa di un artista intellettuale, inDorazio - IV Premio Scipione,Electa, Milano, 2000]
"...Alla distanza credo che al lungo lavoro pittorico di Dorazio vada sostanzialmente riconosciuta anzitutto una tutt'altro che comune coerenza nella strenua fiducia nei valori espressivi dell'impianto formale, affidato assai personalmente in particolare alla determinante valenza dell'elemento cromatico, sempre "positivo". Quello di Dorazio è un colore del tutto italiano, in una tradizione che certamente rimonta alla lezione di levità tissulare di Balla, del quale del resto egli è stato un ben tempestivo estimatore. Ed è questa certamente la misura anche della sua capacità complessiva d'una navigazione immaginativa certamente molto personale, malgrado l'ampiezza delle frequentazioni della sua "cultura d'immagine" entro la fenomenologia della grande linea dell'astrazione che percorre il XX secolo."
E. Crispolti