L'arte da sempre ha comunicato attraverso i simboli, rispecchiando l'essenza di tale pensiero in ogni periodo storico. Nella traduzione di idee e concetti in immagini e forme appartenenti alla collettività si è coniugato necessità e linguaggio esternati in forme d'arte e in codici estetici che nel tempo hanno modificato statuto e grammatica del fare e del vedere, ma riconoscibili in strutture segniche legate all'universalità, alla Storia comprendente il genere umano. Dai primordi ad oggi si è assistito ad un processo di trasformazione che ha visto una lenta e graduale frantumazione del tutto, di una unità religiosa basilare che ha caratterizzato epoche preistoriche e che nella figura della Dea Madre ha conservato l'aspetto più totale e complesso del senso della creazione. Come sottolinea la studiosa Simone Zimmermann Kuoni il pensiero simbolico a sua volta riflette i mutamenti socioeconomici e il passaggio dal paleolitico al neolitico, che vede la nascita dei primi sistemi statali, segna il momento in cui la donna riduce la sua partecipazione sociale fino al secolo scorso che registra, invece, il suo reinserimento attivo nella produzione di capitale e di conseguenza il suo risorgere [ritorna anche il simbolo della Dea Madre] come soggetto creativo alla ricerca della sua perduta pienezza identitaria. Le opere di Sandro Bracchitta, intrise di forte simbologia, toccano il tema della fertilità della terra e quasi fossero delle offerte alla antichissima dea del grano risvegliano l'idea della "donna/terra generatrice di mondo-cibo-vita-continuità fisica e metafisica che sembra essere la più remota delle cosmogonie ed ha attraversato i millenni, così radicata nella coscienza collettiva che neanche il periodo storico [statale-patriarcale] e il cristianesimo più misogino sono riusciti a spegnere del tutto" [S. Zimmermann Kuoni]. Il concetto ancestrale del femminile totalizzante, circolare, ritorna nelle visioni dell'artista che percorre il ciclo naturale vita/morte riflettendo sul senso profondo dell'eterno binomio e dualismo del femminile e maschile, inteso come complementarità e completamento al di là di quanto la tradizione ci ha tramandato. I suoi lavori sono pagine di poesia pittorica che riconducono ad una sorta di forza creatrice primigenia dalla quale scaturisce energia fecondatrice. La linea tondeggiante contenente ogni forma di vita e comunque letta come elemento archetipico della rigenerazione, si traduce in immagini dallo stesso potere comunicativo ed evocativo. Nei suoi dipinti è ravvisabile una linea di continuità che mette in luce la contemporaneità del passato e nel contempo un passato interpretato attraverso la lente personale di una sensibilità del presente che fa da anello di congiunzione tra le origini e l'oggi storico. La sintesi formale in queste opere è strumento visivo e mentale assimilabile ad una antica cultura materiale che racchiudeva in una sintassi scevra da superflui decorativismi l'essenza della materia e dell'idea.
Sandro Bracchitta nelle sue raffinate composizioni che lo annoverano tra gli artisti più interessanti nel panorama europeo, con eccellente mano consegna un non vasto vocabolario iconografico, ma ricco di riferimenti e metafore, che nel raffigurare gli stessi soggetti li enfatizza, dandogli un valore di assoluto e di atemporalità. Ma pur restituendo forme assolute la logica della frammentazione è insita nella sua poetica, poiché tagli trasversali, instabilità, equilibri precari e percezioni evanescenti di forme in perenne sospensione e silente apparizione, fondano il suo registro e la sua cifra stilistica tipica e rivelatrice della problematicità e delle asimmetrie di una contemporaneità dagli indistinti tratti identitari. Difatti, armonie e spazi compositivi sono interrotti a volte da accordi cromatici contrastanti che, nella relazione che tessono, creano tensioni e depistamenti sensoriali provocati anche da campiture materiche più o meno piatte, più o meno dense, che orientano ora verso la visività ora verso la tatticità. Stratificazioni di memorie si rincorrono, dal disegno al colore alla materia, creando una narrazione intima e allo stesso tempo di tutti, e nel capovolgimento di categorie non più fisse, dentro/fuori, profondità/superficie, determina continue mutazioni.
Richiami al mondo naturale, nella accezione ampia del termine, irrompono sulla tela con grafismi, linee e tracce che scavano nel mondo della mitologia, alle radici del mistero della creazione da intendere come luogo dell'immaginazione, della poesia, della fantasia e della ricerca incessante: nutrimento spirituale dell'uomo. Ma anche di inserimenti presi dal mondo reale Bracchitta fa uso come nel caso del ramo, il quale colorato di rosso o dorato, non solo porta con sé significati codificati ma si avvale di un significato "altro" in quanto oggetto che rinasce a nuova vita, in un contesto polisemico che lo rende insieme significato/significante.
Il campo d'indagine di Sandro Bracchitta è distante da correnti artistiche che possono delimitare e circoscrivere il suo linguaggio, soprattutto in un momento qual è il nostro in cui non si parla di movimenti ma di trasversalità, pluralità e di contaminazioni. La sua originalità consiste in quei lievi scarti differenziali con cui tratta lo stesso tema che suscitano malinconia e sacralità. Nel suo procedere da artista visionario, egli restituisce forme che catturano o rigettano il colore e la materia magmatica e, per consentire una doppia lettura annullando la monodirezionalità e sviluppando la plurisensorialità, permette al colore di creare e divorare, quasi fossero denti pronti a mordere, afferrare, mangiare [slittamento linguistico e concettuale dell'insolito, dell'inaspettato) la forma, in un gioco continuo tendente a bloccare l'istante che intercorre tra il disordine e l'ordine. In questo frangente sempre in bilico si perpetua la metamorfosi del suo universo segnico e cromatico dando vita ad una ambiguità di lettura delle forme; una forma che è prioritaria al contenuto e che concentra su di sé l'arcano, il lato sconosciuto di oggetti, di impalpabili presenze, di realtà rese intangibili, immerse nella dimensione ovattata del ricordo.
In un azzeramento spazio-temporale, travalicando il contingente e il trascendente, i suoi lavori sono la testimonianza della consapevolezza di immagini e archetipi che legano la tradizione al tempo presente: sedie, vesti femminili, case, ciotole, rami, fiori, diventano attori principali dell'attesa, della seduzione, della protezione, della fecondità, del ciclo naturale, racchiudendo e contenendo il mistero dell'esistenza con tutte le dinamiche complesse che gli sono proprie. Declinazioni di forme e colori mutuate dalla realtà con la medesima intenzione creativa, ieri come oggi, costituiscono l'approccio alla conoscenza e presa di coscienza di contenitori esistenziali. L'espressione essenziale di Bracchitta è il difficile risultato di selezione di segni i quali si offrono alla decodificazione nonché alla possibilità di investigazione in campi più ampi. Dal caos all'ordine, cioè alla riorganizzazione di segni che determinano lo spazio, il percorso di ricerca è un continuum di ripensamenti, di coperture e svelamenti, di casualità e razionalità che conducono ad un punto in cui tutto è chiaro, per poi, nuovamente, superare quel debole limite e riscendere in campo per proseguire la ricerca nelle varianti, captando l'intuizione più fervida di un linguaggio culturale che conserva la sua purezza, nonostante lo scorrere del tempo. Ed è proprio l'analisi di questo linguaggio nell' affrontare un tema di spessore secondo una esperienza relegata all'ambito del soggettivo, che schiude a vedute, interrogazioni e confronti allargati per mezzo di un rigore che solo può contribuire ad arricchire spazi mentali, fisici e spirituali di cui il nostro tempo avverte maggiore urgenza.
Ornella Fazzina