Se un amico carissimo e che tu profondamente stimi come uomo e artista ti verrà mettendo improvvisamente, anche se inconsapevolmente, in occasione di una sua prossima, imminente mostra personale, con le spalle al muro, senza alcuna prospettiva di tempo innanzi a te a garanzia di una anche se minima possibilità d'impegno, per una introduzione al catalogo, con le classiche ricattatorie, affettuose parole "Sono nelle tue mani", solo da un amico pronunciabili, la situazione che verrà a te, improvvisamente e bruscamente presentandosi, sarà quella dello stato e del clima di una angosciosa paralisi e di totale impotenza. Giacché ad una tale preghiera e ad un tale invito, che profondamente ci onorano per la fiducia e la stima, nei nostri confronti, in loro impliciti, difficilmente sarà possibile sottrarsi e, d'altra parte, ai quali non si saprà come poter rispondere e quale risposta poter dare, non risultando le condizioni e le garanzie minime di spazio o tempo sufficienti, come già, più sopra, accennato per acconsentire non soltanto quella approfondita analisi indagatrice che la presenza e l'opera incisoria di un, anche se ancor giovane, personaggio quale Giovanni Turria, di Lui, infatti, trattasi, ampiamente esigerebbe, ma altresì, anche, quella più generica e meno impegnativa, di una classica, tradizionale, presentazione informativa al pubblico di un'artista ancor privo di notorietà e di cui, in verità, Giovanni Turria, da tempo, non ne ha più alcuna necessità, risultando, infatti, Egli, da alcuni anni ormai, più che noto per un suo profondo impegno suggellato da molteplici affermazioni e riconoscimenti in campo nazionale e internazionale.
Allora, a questo punto, avessimo, teoricamente la ventura di essere, il che non è ovviamente, pubblicamente riconosciuti tra le massime autorità in materia e quindi credibili sulla parola, allora la soluzione, per noi, più semplice e rapida, immediata, sarebbe quella di una sintetica, ufficiale, attestazione di merito della validità di un tale personaggio, invitando il pubblico, la gente, a scoprire essi stessi, in un diretto incontro di lettura con le sue opere, in occasione di questa personale alla chiesa di Sant'Ambrogio e Bellino, a Vicenza, le fonti e le'sorgenti della visione emotiva di un tale giovane artista.
Che sentiamo di percepire, come sorretta e nutrita nel clima e nel respiro, densi di commozione, di una umana partecipazione alle sorti delle genti, di cosciente solidarietà alle loro fatiche quale quella andatasi rivelando da parte di un tale artista venutosi, senza alcun dubbio, rivelando, tra alcune delle maggiori e più significative risultanze, tecniche e culturali, scaturite, in quest'ultimo quindicennio, dal processo formativo educativo andato caratterizzando l'impegno culturale svolto da una cattedra d'incisione, da una "Scuola" d'incisione dell' Accademia delle Belle Arti di Venezia quale quella cosi autorevolmente diretta, in quegli anni, da un maestro quale è stato e continua ad essere, anche air infuori di quell'illustre Istituto, Mario Guadagnino.
E tentare di avvertire e percepire, scoprire e cogliere il fascino sottile suscettibile di emergere e scaturire, anche per i più sprovveduti, dalla suggestione offerta dal raggiungimento, nella selettiva severità modulativa dei valori segnici, densi di musicali vibrazioni nel rigoroso, preciso, duro, proiettarsi del bulino, o nelle scattanti, plastiche tensioni della puntasecca, o materica nella profondità elaborativa della acquaforte, o nel misterioso, angoscioso, mobile dilatarsi dei valori propri alla maniera nera, di una tecnica di straordinaria elegante, raffinatezza, quale risultante, nel succedersi di sperimentazioni e verifiche mille volte ripetute, della raggiunta, fluida, padronanza di un mestiere, sempre particolarmente difficile da conquistare, in questo campo particolare, e che Egli sarebbe venuto, ulteriormente, perfezionando, partecipando, successivamente, ai corsi di tecniche dell'incisione della Scuola del Bisonte di Maria Luigia Guaita, a Firenze. Quella raggiunta maturità tecnica condotta, nell'originalità di una propria elaborazione nel calore umano e nella verifica di una manualità insostituibile, a tradursi, già di per sè, nell'approfondirsi, nei tempi di sosta e di attesa, di respiro imposti da un tale manuale processo e aperti al possibile pensare, meditare, riflettere in un mondo, in un contesto sociale in cui sempre meno sarà concesso di potere, autonomamente, pensare e riflettere, nell'approfondirsi, ripetiamo, di un possibile, coraggioso, confronto con se stessi, con il proprio io più segreto, a tradursi e risolversi, ripetiamo, nei termini di valori profondamente culturali.
In grado di acconsentirgli di affrontare, nel coraggio nei confronti di certe particolari scelte e nel rigore delle analisi e degli accertamenti, lo svolgersi e lo scorrere di una propria, autonoma, avventura rivelatasi capace di cogliere e tradurre con estrema, acuta, percettività, nella estrema severità di verifica e di puntualizzazione, quasi radiografiche, così proprie al linguaggio incisorio, i valori e le tensioni di una visione, come già detto, d'intensa, commossa, emotività in una innata, ci sembra, predisposizione ad un clima d'incontri e di umana partecipazione e di concretizzarsi nello svilupparsi e nel precisarsi di un discorso che non potrà non colpirci, soprattutto in questi ultimi anni, dopo superati momenti e fasi alterne di più intimi distaccati raccoglimenti, per una attenta e preoccupata, sempre più tesa ricerca volta ad un tentativo bisognoso del ritrovamento e del recupero, quasi come dopo un salvataggio da una catastrofe, del personaggio umano, dell'individuo, dal mare profondo, immenso dell'oblio e dell'inaridimento di grette astrazioni.
Quel personaggio, quell'uomo che, qui, in molte, se non tutte, di queste sue cosi incisive e significative pagine, Giovanni Turria verrà cogliendo, nella plastica e spessa drammatica, compatta tensione delle forme ieratiche dei corpi, delle sagome, come irrigidita nella eternità del tempo, nella severa, aspra solennità di proiezioni ammonitrici, come improvvisamente venute affiorando ed emergendo, come tesi in muti ma profondi richiami e sollecitazioni ad un ritorno alle dure, vitali, verifiche della realtà, dagli spazi dilatati di vuoti immensi, paurosi nelle loro irraggiungibili profondità, popolati soltanto, ci sembra, dal brusio, sommesso, impalpabile dei mille infiniti rumori componenti altrettanto infiniti silenzi senza tempo in cui sembreranno venire identificandosi gli umori e gli echi delle lontane memorie di antichi accadimenti che qui ci appaiono come venute materializzandosi e rivitalizzandosi rivivendo nel calore di queste presenze.
Che, ripetiamo, Giovanni Turria ci sembra aver saputo vitalizzare all'infuori di ogni retorica, nella misurata, ma profonda, solenne tensione mentale proveniente da quei silenzi nei cui dilatati spazi meditativi cosi invitanti al pensare e riflettere, cosi densi di incessanti preoccupati interrogativi di commossa attenta, consapevole presa di coscienza di ogni verità in quanto tale soltanto se fortemente connessa alla irrinunciabile realtà dell'uomo, dell'individuo, di tale verità costante, insostituibile, punto di riferimento, avvertiti nella loro più vitale istanza di riscatto e di emancipazione.
Di quelle esigenze e di quelle aspirazioni nei cui confronti, tuttavia, e non casualmente, l'ufficialità accademica gestita da un potere ormai sempre più irrimediabilmente condizionato, nella vana ricerca di una propria salvezza dalle prospettive catastrofiche di una propria crisi, ogni giorno più drammaticamente insanabile, ad una politica a lungo andare, ma non tanto, senza via d'uscita nel suo affidarsi esclusivo ed un processo consumistico e alla ricerca di un profitto, ad ogni costo e con qualsiasi mezzo, sempre più insistentemente, chiamate ad avvertire e riscontrare, nella penetrante, acuta capacità di verifica del messaggio incisorio, le naturali condizioni ad un loro pieno e più ampio recepirsi.
Determinando in tale modo e spiegando le ragioni profonde del ritornare ad essere l'arte incisoria e il suo messaggio, cosi fortemente improntati alla severità di un estremo rigore morale, come già più volte nel passato e quasi sempre, in stretta coincidenza con i grandi momenti di crisi di una società, della società, nuovamente grande, decisiva protagonista nel contesto generale degli sviluppi delle arti figurative, nella dinamica vitale di un processo di rinascita condotto, in tale contesto, ad attestare oggi, nuovamente, come già ieri, di taluni dei più alti momenti in esso venuti maturando. Ivi riscontrando altresì una delle proprie più convincenti testimonianze in quella crescente presenza giovanile di cui Giovanni Turria è stato ed è una delle espressioni più interessanti e valide e nella continuità di quella ormai ultra cinquantennale battaglia politica culturale di rinnovamento tenacemente e coerentemente condotta da quel movimento rappresentato da quell'associazione degli Incisori Veneti in cui Giovanni Turria è venuto, crediamo, avvertendo le condizioni e il clima, gli spazi più naturali e propizi ad una risposta convincente ai problemi posti dalle proprie scelte adattate, ad una più ampia garanzia nei confronti del loro maturarsi e definirsi. Quella rinascita incisoria chiamata, oggi, a rivelare uno dei sintomi più profondi e vitali contrastanti vittoriosamente la minaccia legata a quel "Sonno della Ragione" le cui ombre oscure ci sembrano tuttavia, ancora, pericolosamente potersi estendere in taluni spazi del nostro Paese. A quel "Sonno della Ragione" e con esso della "Memoria", di una memoria avvertibile quale insostituibile e irrinunciabile coscienza della nostra stessa esistenzialità, della nostra storia nelle proprie testimonianze più illuminanti tra le quali, senza dubbio fu ed è tutt'ora e sono certo sarà quella "Resistenza", italiana, di cui cade, quest'anno, il sessantesimo anniversario, assurta, nella forza della propria esperienza unitaria, a testimonianza culturalmente più esaltante della volontà di riscatto del nostro Paese e, certamente, chiamata a riscontrare, nel calore del messaggio incisorio, lo strumento maggiormente in grado di registrare e tradurre con estrema acutezza di analisi i propri valori etici e morali, la propria verità più profonda.
Quella "Ragione", certamente determinante sostegno alla volontà a capacità di Resistenza all'oppressione nazifascista, e che ci sembra avvertire negli spazi profondi di quei silenzi meditativi e riflessivi, cariche di mute attese, avvolgenti i volti delle figure, dei personaggi di Giovanni Turria. Come il testimone prezioso di preziose vitali memorie, e affidato dalle vecchie alle nuove, giovani, generazioni, per essere, esse, portate avanti nell'integrità e nella purezza dei propri valori.
Giorgio Trentin