STORIA DI UN CARDINALE CHE AMA I CAPOLAVORI D'ARTE E DI VITA
di don Giuseppe Pollano
Eravamo prossimi nel 1981 a un evento forte nella storia dei Carmeli: il quarto centenario di morte
della grande Teresa, spirata il 4 ottobre dell'anno 1582 ad Alba de Tormes.
ATorino ce n'era uno di carmelitano che la ricorrenza con tutto il suo pathos e la sua forza evocativa, se la sentiva nel più profondo dell'anima: era il cardinale Anastasio Ballestrero dell'Ordine dei Frati Scalzi della B.V. Maria del Carmelo. Tra lui e santa Teresa c'era da sempre un legame misterioso di venerazione e d'amore. Il centenario dunque sarebbe dovuto diventare per lei, grazie a lui, un anno più che speciale.
L'idea
Ricordo. Mi mandò a chiamare un giorno, e con quei pensosi occhi pieni di vivacità mi disse la sua idea. Bisognava glorificare Teresa. In modo originale. Bisognava mettere insieme santità di elevazione e potenza d'arte, creando un capolavoro degno della circostanza.
"Ho pensato che si potrebbero pubblicare, di Teresa, le sue esclamazioni d'amor di Dio". Gli occhi adesso gli brillavano, partecipi e convinti. "E anche i più belli tra i simboli mistici delle Sue opere". Rievocava chissà quali esperienze fatte dinnanzi a quei simboli, vere cifre di vita.
"Ma non voglio una ristampa. Voglio un artista che pure li interpreti, li traduca in capolavoro visivo. Voglio un libro che sia molto più d'un libro, insomma". Molto chiaro nel progetto, decisamente forte. "E ho pensato che per illustrare Teresa ci vuole la xilografia. Nient'altro sarebbe così efficace." Qui lo ammirai cordialmente, tra me e me. Era andato perfettamente a segno: l'intuizione non poteva essere più esatta. La xilografia scava, è tecnica dura, imperiosa, finissima, lavora incidendo i legni, è arte del bulino. Quel che ci voleva per cercare d'esprimere le vigorose esperienze teresiane. "E ben pensata?" Lo era, eccome. L'idea nata nella fervida mente d'un gran carmelitano era ottima: non c'era adesso che da cominciare.
Un artista
Nessuno come il caro Angelo Dragone, critico d'arte del giornale La Stampa, era in grado di indicarci, a questo punto, il tipo giusto per trasformare in grafie degne le esclamazioni mistiche della Santa d'Avila e i suoi simboli. Ricordo anche questo. "Se Marangoni accetta, è l'uomo che vi ci vuole".
Marangoni, Tranquillo Marangoni, un uomo straordinario, con il quale nacque poi di fatto una stupenda collaborazione per l'opera. Ma andiamo per ordine. Intanto chi era questo artista? Davvero il tipo adatto sotto molti aspetti. Prima di tutto un forte e delizioso incisore di legni. Artista sicuro di vasta e ricercata produzione - circa 1600 legni al suo attivo - e proveniente dalla dura scuola della vita faticata dove tutto ciò che si è e si ha è frutto d'impegno.
Figlio d'artigiani, portatissimo al disegno, autodidatta tenace che ruba il tempo dell'arte a quello del lavoro ordinario, Tranquillo Marangoni attraverso scultura, affreschi e creazioni artigianali si affermò con crescente autorità, e arrivò ai cantieri navali di Monfalcone, poi fu a Genova, dedicandosi all'arredamento navale, e qui nel 1966 creò il nuovo Liceo Artistico. Intanto produceva, esponeva, convinceva.
Quando prendemmo contatto con lui, egli ascoltò attento e senza entusiasmi visibili; già stava maturando in lui l'impegno, che egli tuttavia sentì anche come una sfida, trattandosi di cimentarsi a livello interpretativo con una grandissima mistica, donna e santa, vivissima e inafferrabile.
Marangoni ignorava tutto di Teresa, fuorché le consuete notizie di repertorio e mai si sarebbe permesso di lavorare senza invece conoscere. Così lesse tutto, meditò, lungamente interrogò se stesso ed evocò la sua forza ispirativa per capire se e come sarebbe stato in grado di cogliere sinceramente e veridicamente un personaggio come quello.
Non credo ciò gli sia stato facile: forse l'impegno più singolare della sua vita d'arte; qui non si trattava di capire l'umano dell'uomo - l'aveva fatto in modo eccellente nel periodo di Monfalcone - ma di capire il divino nell'uomo e la cosa era ben diversa. Vi si impegnò, inseguendo anche nelle insonnie creative i disegni che dovevano nascere, mai abbastanza veri, mai soddisfacenti. Ma quando essi cominciarono ad arrivare sulla scrivania del cardinale e questi li vide, Marangoni potè essere soddisfatto; questi due uomini s'erano incontrati, uno per esigere e l'altro per eseguire alla perfezione. Miglior connubio tra mistica e arte non si sarebbe potuto desiderare.
Tranquillo Marangoni ha molto amato questa sua opera. Tutta di sua mano, letteralmente fatta da lui sotto ogni aspetto, dal tocco più creativo alla scelta raffinata del materiale, essa lo rispecchia appieno. Credo gli sia stata tra i capolavori indimenticabili, quelli che premiano un artista per sempre.
L'opera
QUESTA è la storia di un cardinale che amava i capolavori d'arte e di vita. Cioè il meglio che può fare un uomo, il meglio che può fare Dio: un oggetto squisito, un santo.
L'idea di Padre Anastasio partì da un capolavoro di Dio che era Teresa d'Avila, e approdò a un capolavoro d'uomo che fu l'insieme delle edizioni marangoniane. Per farsi l'idea adeguata di queste, bisogna prenderle in mano e guardarle da vicino. Si comincia dal meglio, in queste cose.
Marangoni pensò, in pieno accordo con il cardinale, che l'Edizione completa dell'opera doveva in realtà comparire in tre vesti: una la Oplima, un'altra la Extra, e una terza la Simplicilas. E impegnò tutte le sue risorse per un prodotto ineccepibile quale di fatto ne venne.
Prendiamo dunque il grande raccoglitore della Optima. Già esso si propone attraente: il gioco dei bianchi e neri in copertina, l'inconfondibile tratto di Marangoni nel titolo e nei fregi, la robusta eleganza. Vien voglia d'aprirlo a scoprire i contenuti così ben promessi. La Optima consiste in un volume di 35 quaterni sciolti (nessuna legatura in questo genere di libri) ripiegati in formato pieno d'equilibrio, 21x32 cm., e distinti in 23 quaterni in carta avorio e 12 in carta bianca Fedrigoni. I primi contengono il frontespizio, l'exlibris, la presentazione, i brani di santa Teresa tratti da Vita, Castello, Pensieri, Esclamazioni, Fondazioni, i riferimenti e le motivazioni; gli altri le xilografie dei brani, i pensieri poetici della poetessa Piera Paltro, e le 12 tavole illustrative dei simboli, firmati dall'autore. Tutto in una forte stampa di colore nero, preferito a ogni altro per la sua massima incisività visiva. La Optima previde 300 esemplari numerati.
La Extra consiste in un volume di 17 quaterni ripiegati più ampiamente, 25x35 cm., di cui 5 in carta avorio Fedrigoni con il frontespizio, l'exlibris, la presentazione, i riferimenti delle tavole e le motivazioni, il tutto sempre con stampa in nero; e 12 in carta bianca Rosaspina Fabriano, per le xilografie dei brani, i pensieri poetici e le tavole. Qui l'autore ha stampato con torchio manuale dalle matrici originali, firmato, numerato e autenticato con timbri a secco. La Extra non porta i brani teresiani, avendo voluto offrire a chi lo desiderava l'opera xilografica in quanto tale. Previde 75 esemplari numerati.
La Simplicitas consiste in una riproduzione integrale dell'edizione Optima in formato ridotto, 14,6x22,0 cm., utilizzando la stampa offset. Tiratura di 2.500 copie, per dare modo a un più vasto pubblico di accedere all'opera.
L'insieme delle edizioni costituisce una buona offerta in grado di soddisfare l'intenditore e il fruitore ordinario: la Optima e la Extra propongono in realtà all'attenzione estetica e critica un messaggio inesauribile dovuto alla ricchezza delle intuizioni teresiane e alla meticolosa fantasia di Marangoni: le tavole in particolare esigono lettura progressiva, e solo allora svelano la quantità composita dei segni e dei significati, delle allusioni e delle figure, in una specie di armonia interiore che le caratterizza ed è uno dei loro segreti.
L'opera è così, nel suo insieme, piena di fecondità. Non si può fer-marcisi come a una meta conclusa, è necessario lasciarsene guidare per comprensioni ulteriori, per meditazioni che di lì prendono avvìo. Sotto questo aspetto somiglia (e certo fu nella intenzione del cardinale) a un trattato per l'orazione.