Ogni artista degno della sua professione sa che l’opera d’arte è essenzialmente allegoria. “Allegoria” deriva dal greco “dire altro”. E Beuchat, che della sua professione è degno, costantemente con le sue opere propone allegorie. Come ogni artista ha intuito che tutta l’umana realtà – la natura, la storia, le persone – è insieme quel che è e quel che nasconde. Con la differenza che la parte nascosta, sotto il velo delle apparenze, è infinitamente più sostanziale della parte visibile.
Non a caso, dunque, l’aspetto significativamente più seducente dell’opera di Andrea Beuchat risiede nell’inesauribile forza dell’allegoria, attraverso la quale propone alla visione dello spettatore simulacri di immagini dietro le quali cela altre significazioni, che allo spettatore spetta individuare, leggere, decifrare, interpretare. Mai l’opera di Beuchat appare un “sistema concluso”, mai la sua opera postula una lettura univoca, mai la prima visione collima con l’ultima. Qui risiede la forza dell’allegoria, la capacità cioè di dire una cosa significandone un’altra, e qui viene riservato un ampio spazio alla capacità di ascolto e di lettura dello spettatore.
Le opere di Beuchat, tuttavia, postulano uno spettatore intelligente, abituato a concedere alla propria visione un tempo non fuggevole, in grado soprattutto di distinguere fra un’opera che dice tutto subito e un’opera che si svela per gradi nell’intuizione di chi la guarda.
Le componenti dell’arte di Beuchat sono molteplici, ma una su tutte può essere sottolineata, quel sottile richiamo a un romanticismo venato di surrealismo, che delicatamente contrassegna gran parte delle sue acqueforti. Le due componenti del resto – quella surreale e quella romantica – ben si fondono con la costante tensione allegorica presente in Beuchat. Si possono leggere suggestioni romantiche nelle frequenti prospettive che conducono a punti lontani, silenziose vie alberate o lunghe scalinate, ma anche nei soggetti un po’ misteriosi, costruzioni diroccate nel bosco, nascoste dalla vegetazione, case dalle finestre sbarrate. Si può poi scorgere il surrealismo nella chiave di lettura che inevitabilmente risulta indotta, quella di realtà improbabili ma possibili. Qui il sogno romantico proteso nel futuro viene ricondotto a un sogno da attuarsi nel presente. Come dire che le cose sono solo apparenze e che il significato più vero è quello delle cose invisibili. Come dire che Beuchat presenta realtà improbabili, che sono però più stimolanti di quelle visibili, per percepire i significati nascosti dell’invisibile. Nascosti, ma più veri. … (Paolo Bellini, “A proposito dell’arte di Beuchat”, da “André Beuchat, visione e sentimento”, 2000)