Ennio Morlotti (Lecco 1910-Milano 1992), dopo la maturità artistica a Brera, frequenta i corsi di Carena all’Accademia di Firenze. Nel 1937 debutta nel concorso per il paesaggio lecchese e parte per Parigi dove legge la pittura impressionista e vede Guernica di Picasso. Si diploma a Brera ai corsi di Aldo Carpi e vive a Milano legandosi al movimento di Corrente. È sodale di Cassinari, Fontana, Guttuso e Quasimodo.
Partecipa al Premio Bergamo nel 1941 e 1942. Espone con Cassinari e Treccani alla Galleria di Corrente e nel 1944 alla Galleria della Spiga, presentato da R.De Grada.
Dopo il ’45 pubblica scritti critico-programmatici sui periodici il ’45, Numero e Pittura.
Elabora e firma il Manifesto del realismo Oltre Guernica nel 1946. Nel ’47 è di nuovo a Parigi con Birolli. Conosce Picasso, Braque, Wols, De Stael. E’ tra i nomi della Nuova Secessione
Artistica Italiana, poi Fronte nuovo delle Arti nel 1947 e, alla sua scissione, starà con Birolli fra i non-realisti entrando nel Gruppo degli Otto presentati da L.Venturi alla XXV Biennale di Venezia. Morlotti vi evidenzia la propria indipendenza di spirito con le accentuazioni espressioniste impresse alla sua pittura.
Sceglie di vivere in Brianza dal 1952 raggiungendo una personale poetica del paesaggio in opere dalla densa e solare materia profondamente incisa e mossa dal legno del pennello: nascono i paesaggi di Imbersago.
Nel ’53 espone a New York con Afro e Birolli. Nello stesso anno la mostra di paesaggi al Milione di Milano segnala la raggiunta maturità Tra anni '50 e '60 soggiorna a Londra e in Scozia.
La sua personale e inconfondibile declinazione del dipingere, nella caratteristica immersione totale nel corpo della natura coincidente con quello della pittura, lo mette in luce tra i massimi artisti europei del dopoguerra. Divide la sua attenzione tra il paesaggio brianteo e quello di Bordighera. Dipinge il paesaggio dell’Adda a Imbersago, nudi femminili, Calendole, nature morte (Passion fruits), fiori secchi; dagli anni sessanta cactus e vegetazioni liguri; negli anni Settanta una nuova serie di nudi, negli anni Ottanta: teschi, rose, rocce; nell'ultima stagione rocce e bagnanti.
Vastissimo il curriculum espositivo che lo vede presente alle Biennali di Venezia dal 1948 (farà suo il massimo premio per la pittura nel 1962 insieme con G.Capogrossi), alle Quadriennali di Roma dal 1955, alle Biennali di San Paolo del Brasile dal 1951, alla mostre Pittori d’oggi: Francia-Italia, a Painting in post-war: Italy a New York, al Premio Lissone, vinto nel 1952, al Morgan’s Paint di Rimini, vinto nel 1959, al premio La Spezia e a tutti i maggiori concorsi nazionali.
Altrettanto imponente il novero delle sue mostre presso le maggiori gallerie private nazionali, europee e d’oltreoceano, dopo la personale alla galleria di Corrente a Milano nel 1943: citiamo il Milione dal 1946, la Viviano di New York dal 1951, la Bussola di Torino dal 1957, l’Odyssia dal 1964, e la Bergamini che sarà per anni il suo riferimento milanese.
La sua opera ha costantemente suscitato la massima attenzione della critica non solo nazionale, a partire dal nome di Francesco Arcangeli, che lega la sua voce critica a Morlotti fin dal 1942. Testori (che lo presenta alla Biennale del 1952), De Micheli, Marchiori, Tassi, Zervoz, Carluccio, Volpe, Valsecchi, Cooper, Sutton, tra gli altri, dedicano fondamentali e indimenticabili scritti in occasione dei maggiori momenti espositivi nelle più prestigiose sedi.
Opere di Morlotti sono nelle maggiori collezioni museali italiane. E’ presente nel 1979 alla rassegna presso la Galleria civica di Monza Chighine-Meloni-Morlotti: una stagione in Brianza a cura di G.Mascherpa e A.Montrasio che dedica all'artista due personali nella sua galleria nel 1982 e 2000. Del 1981 l’ampia monografia firmata da A.C.Quintavalle, con bibliografia critica.
Del 1995 la mostra milanese curata da G.Bruno a Palazzo Reale. Del 1996 quella curata da M.Goldin a Conegliano. Bibliografia: G. Bruno, P.L.Castagnoli, Morlotti, catalogo generale dell'opera dipinta, Milano 2000.
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Ennio Morlotti nel 1917 entra in collegio presso l'Istituto P.A. Ballerini. Attratto dalle opere di Giotto, Masaccio e Piero della Francesca, a ventisei anni abbandona l'impiego di contabile in un oleifìcio e si trasferisce per un breve periodo a Firenze.
In seguito si sposa a Parigi dove vede le opere di Courbet e di Corot, degli impressionisti e di Cézanne. Sempre a Parigi rimane colpito dalla visione della Guernica di Picasso in mostra all'Expo del 1937.
Rientrato a Lecco esegue la pittura murale Processione del Corpus Domini nella chiesa degli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi a Germanedo. Nel 1939 si stabilisce a Milano e si iscrive all'Accademia di Brera, dove è allievo dei novecentisti Achille Funi e Aldo Carpi. Qui entra in contatto con il gruppo giovanile "Corrente", capeggiato da Renato Birolli, del quale condivide gli orientamenti teorici improntati al superamento della retorica e dell'isolamento culturale imposti dal regime fascista.
Fino al 1940 la pittura di Morlotti ha come principale referente Mario Sironi. Nel 1942 espone al III Premio Bergamo e nel 1943 redige con Ernesto Treccani il Primo Manifesto di Pittori e Scrittori.
Più avanti l'attenzione dell'artista si sposta su Cézanne e, in particolar modo, sugli espressionisti tedeschi. È in questo clima che nel 1944 nascono i Paesaggi di Mondonico, in cui la forma appare quasi corrosa dall'impasto luminoso e materico del colore.
Nel 1946 realizza opere di straordinaria intensità, come Donna che si lava e Donne di Varsavia in cui il rapporto con le immagini di Picasso si fa esplicito e diretto. Nello stesso anno firma il Manifesto del Realismo\ tiene la sua prima personale alla Galleria II Camino di Milano e, in dicembre, aderisce al "Fronte Nuovo delle Arti". Appoggiato da Lionello Venturi, nel 1947 ottiene insieme a Birolli una borsa di studio per due anni a Parigi.
Qui l'artista conosce personalmente Picasso e visita il suo studio. Nel 1959 realizza una personale alla Galleria II Milione di Milano ed espone a New York. Nel 1952, in occasione della XXVI Biennale di Venezia, aderisce al Gruppo degli Otto.
Intanto, dopo aver compiuto appassionati studi e approfondimenti sulle opere di Picasso, nel 1953 Morlotti rimuove definitivamente ogni legame con l'arte del maestro spagnolo per ritornare a matrici espressioniste.
Importanti, in questo periodo, sono anche i richiami alla scultura della Richier e, alla fine degli anni Cinquanta, i parallelismi con il lavoro materico di Arnaldo Pomodoro.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta si susseguono cicli di grande intensità, dedicati a nudi e vegetazioni, in cui il corposo impasto pittorico sembra trasferire direttamente sulla tela gli stati di tensione dell'esistenza di una materia organica che si sfalda fino a fondersi con il contesto.
In questo periodo, oltre a ripetute partecipazioni a diverse edizioni della Biennale di Venezia, vengono dedicate a Morlotti personali a New York, Milano, Firenze, Ivrea, Torino, Roma e Basilea. Nel 1970 espone con Morandi alla Galleria II Milione a Milano e, con Morandi e Manzù, alla Galleria Odyssia di New York.
Tra il 1972 e il 1976, dopo la parentesi della XXXVI Biennale di Venezia, si susseguono antologiche ad Acqui Terme, San Gimignano, New York, Parma, Zurigo ed Alessandria. A partire dagli anni Settanta l'artista approda ad una ricerca sempre più esplicitamente legata ad un preciso e solido recupero della realtà naturale. Emblematica in tal senso è la serie dei Teschi, realizzata tra il 1974 e il 1977 ed esposta nel 1978 alla Galleria Compagnia del Disegno di Milano.
Nei primi anni Ottanta Morlotti dipinge la serie delle Rocce. Nel 1987 ritorna su un tema già elaborato negli anni Cinquanta, quello degli Studi per Bagnanti, immagini materiche dove il corpo femminile è definito da secchi colpi di spatola e da contorni marcati.
Ed è proprio il soggetto delle Bagnanti a segnare il percorso creativo degli ultimi anni di vita di Morlotti, che muore nel 1992.