Carol Rama (Torino 1918) è un'artista autobiografica. Ogni personaggio, ogni oggetto che compare sulla scena dell'opera trova il suo riscontro nella storia e nella memoria di Carol. Corpi femminili troncati, dentiere, letti, sedia a rotelle, animali, scarpe e simili sono i soggetti dei primi acquerelli, che negli anni della loro nascita - 1936-46 - furono talmente anacronistici da risultare inaccettabili (la sua prima personale nel 1945 fu bloccata, le opere sequestrate). Questi lavori riflettono le angosce e le fantasie di una giovane donna, di colpo confrontata con gli aspetti più traumatici della vita, dopo un'infanzia piuttosto protetta nella casa paterna. Negli anni '50 Carol sente il bisogno di uscire dai confini dell'autobiografia e entra a far parte del gruppo del MAC (Movimento Arte Concreta) torinese, elaborando un suo personale concetto di astrazione. A partire dagli anni '60 la sua ricerca torna a scavare nel suo repertorio intimo, unendo la realtà di oggetti usati al suo intrinseco estro pittorico. Nascono dei dipinti, definiti "bricolages" dall'amico Edoardo Sangui-neti, che accompagna Carol e la sua opera a partire dagli anni '60 con poesie e presentazioni autentiche e bizzarre. Gli amici hanno un grande ruolo nella vita di Carol, a cominciare dalle persone conosciute nella sua città, Torino, come Felice Casorati, Albino Galvano, Italo Calvino, Massimo Mila, Carlo Mollino e molti altri. Durante i soggiorni negli anni '70 con il suo gallerista Anselmino a Parigi e a New York conosce Andy Warhol, Orson Welles e soprattutto Man Ray, con il quale continua a frequentarsi fino alla morte di lui. Il lavoro degli anni '70 è insieme intimo e di ampio respiro: su formati spesso considerevoli, Carol Rama stende delle camere d'aria di bicicletta che le ricordano la fabbrica di biciclette del padre imprenditore. Le camere d'aria, spesso usurate riparate rattoppate, creano una superficie viva, pittorica, con un effetto visivo e tattile simile alla pelle umana. Nel 1980, l'artista ha un incontro fondamentale con Lea Vergine, la quale la include nella sua mostra itinerante sulle grandi artiste del Novecento, chiamata L'altra metà dell'avanguardia, con numerosi lavori degli anni '30 e '40. Curata da Lea Vergine le viene allestito nel 1983 la prima mostra antologica nel Sagrato del Duomo di Milano. Ora viene apprezzato il lavoro dei primi anni, e questo è forse una delle ragioni per cui Carol Rama torna alla figurazione, dall'inizio degli anni '80, con delle opere piene di fantasia, di racconti accennati e allusioni mitiche. L'artista non ha più abbandonato il figurativo, ma col tempo le figure e i personaggi, legati sempre alla sua storia personale, si sono fatti più essenziali, quasi emblematici.
Carol Rama è ormai conosciuta all'interno della ristretta cerchia dei conoscitori dell'arte contemporanea, ma il grande riconoscimento pubblico le arriva soltanto nel 2003, quando le viene conferito il Leone d'oro alla carriera in occasione della 50° Biennale di Venezia. Nel 2004 le viene allestita un'ampia antologica presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino, che in seguito viene esposta al Mart di Rovereto e al Baltic Museum di Gateshead (GB, 2005). Il Museo cittadino di Ulm (D) e la Galerie im Taxispalais a Innsbruck (Au) organizzano anch'essi nel 2004-2005 una grande mostra retrospettiva. Durante l'estate del 2006 si svolge l'esposizione Trama doppia ad Alghero in Sardegna, con una personale di Carol Rama allestita dallo stilista Antonio Marras. Nell'autunno del 2006 esce il Catalogo ragionato dell'opera incisa di Carol Rama, presentato in occasione della mostra antologica di incisioni Carol Rama. Dalle Parche alle amiche. L'opera incisa al Museo di Arte Moderna Ca' Pesaro di Venezia.