GIANFRANCO SCHIALVINO
Vi sono artisti di cui parlano soprattutto le opere: chi mai ha visto il volto nobile e pallido di Balthus? ma quando ci capita sotto gli occhi la Lezione di chitarra con le sue conturbanti maliziose adolescenti vien subito da dire "è lui!". Altri si impongono invece per la loro figura prorompente e dissacrante, e tutti riconosciamo al volo Picasso, sia per i quadri squinternati con i visi dai nasi doppi sia per la sua inconfondibile pelata sempre cotta dal sole.
Carol Rama appartiene a questo gruppo, e spesso parlando di lei viene forte la tentazione di privilegiare il suo "personaggio", per cui si evocano sempre dei termini "al contrario", definendola come un'anti-qualcosa. Il ratto che la sua prima mostra, nel 1945 alla Galleria Faber di Torino venisse subito chiusa a causa della censura (erano esposti disegni e acquerelli di falli, dentiere, orinatoi, lingue biforcute, letti di contenzione, il singolare repertorio iconografico cioè che è ormai materia mitica della sua pittura) contribuì senz'altro a farla definire da subito "artista eccentrica". E in effetti Carol è ancora, a ottantasei anni «e laureata col Leone d'Oro alla carriera l'anno scorso alla Biennale di Venezia, cui partecipò per la prima volta nel 1948, una "ragazza" ribelle, artista di sberleffo e di provocazione, dissacrante e sboccata (in un'intervista a Lola Bonora nel 2000 raccontò: "Se mi capita di non dormire, allora comincio a contare. Una sera, tra quelli che ho baciato e quelli che ho scopato, ne ho contati settan-tuno. Ho avuto vergogna, ma mi è piaciuto molto'), eccentrica e scanzonata, ma sempre intelligente e affascinante. La grande mostra antologica alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in collaborazione con il Mart di Trento e Rovereto, per l'alta qualità delle opere selezionate, ben 150, molte storiche e degne di un museo, e una ventina di incisioni, è una di quelle da non lasciarsi scappare. Carol è un'artista che "ras somiglia molto alla sua pittura nel senso che, come accade in tutti i casi autentici, e fatta dal suo lavoro: la sua vita e il suo carattere sono decifrabili a partire dalla sua produzione", lo diceva Edoardo Sanguineti, uno dei grandi amici che frequentano la sua casa-studio di via Napione, altri sono ormai scomparsi, come Mila, Galvano, Mollino, Pavese, Manganelli e Fossati, e che lei considera "la persona più eccezionale che ho conosciuto". Queste consuetudini con personaggi di straordinaria levatura furono importanti per la sua vicenda artistica, perché seppero comprendere, incoraggiare e difendere una pittrice audace che non si rendeva conto, cercando con le tante sperimentazioni di costruirsi uno stile, di averlo già il suo, di stile: quello che conserverà, personalissimo e inconfondibile, attraverso le esperienze dell'informel di Michaux, del Movimento d'Arte Concreta di Parisot, dell'astrattismo materico di Licini, della scrittura segnica di Hartung, del primitivismo espressionista di Gallizio, del surrealismo antropomorfo di Alechinskj. E quando Carol si rende finalmente conto di essere vera artista perché sa conciliare in una interiore alchimia il sogno, la memoria e la realtà, allora, con la consapevolezza finalmente di "valere" nascono i capolavori. E una poetica fatta di crudeltà e di desideri, di angosce e di illusioni, di incanti e di passioni, di dolcezze e di trasgressioni, dove il centro è, quanto inconsciamente non si saprà mai, l'eros, senza tabù né reticenze, nel rifiuto dell'ambiguità e nella sfida della rappresentazione scabrosa e beffarda dell' osceno.
Anche le gomme di bicicletta, carnose e viscide, "Ho usato quel materiale perché rappresentava il colore della pelle, era carne, era sensuale al tatto' racconta nell'intervista a Guido Curto, curatore della mostra; gli oggetti vili o addirittura ripugnanti; l'occhio di vetro rubato a una bambola o dalla collezione di un oculista psicopatico, "Le protesi hanno delle motivazioni biografiche'; i denti dell'amico Mila e la pelliccia dell'animale imbalsamato, gli " Organismi ancora ben definiti e vulnerabili', come li chiamerà, si imbevono di esperienza erotica: "L'erotismo è nella coscienza dell'uomo ciò che in lui coinvolge l'essere" (George Bataille, Le lacrime di Eros). Impossibile non considerarla come genio inquieto e inappagato, come artista unica nell'inventio, creatrice dal nulla di un percorso insieme armonico e provvisorio, insinuante e simmetrico, intrigante e trasfigurato, un po' come quella treccia bionda che porta, e non sai se come aureola o corona.
E Carol Rama, Olga Carolina Rama, semplicemente, artista che Casorati apprezzò e Warhol ammirò, amica di Man Ray e stimata da Calvino, che spesso si sente sola, ma che sa leggere in profondità una pagina di Gadda e i lacci lunghi di una scarpa ortopedica, e che invece di perdere e di impazzire è stata capace di diventare un pittore.