Graham Sutherland, (Londra, 24 agosto 1903 – Mentone, 17 febbraio 1980)
, appartiene a quel gruppo di artisti che inizia un riesame critico delle avanguardie storiche del primo Novecento prendendo le distanze sia da questo tipo di ricerche che dal nascente informale.
Lo scopo è quello di ritrovare la propria identità di artista all’interno della cultura figurativa europea e di riappropriarsi quindi della tradizione pittorica e della figurazione rapportandole però con la realtà della scena politica contemporanea segnata tragicamente dal secondo conflitto mondiale.
Nella primissima produzione di Sutherland, incentrata sulla realizzazione di stampe di idilliaci paesaggi pastorali, è riconoscibile una forte affinità con la ricerca di Samuel Palmer e quindi con la linea del Neo-Romanticismo e della tradizione figurativa inglese.
A partire dagli anni 30 però, quando incomincia a darsi alla pittura ad olio, Sutherland sostituisce alla serena visionarietà di Palmer una forte intensità emozionale, derivante dalla drammaticità di William Blake, che lo porta a disintegrare la forma del soggetto per poi ricomporlo in assemblaggi ibridi dalle sembianze antropomorfe o vegetali che si animano in un clima notturno, magico e inquietante di stampo quasi surrealista, tanto che nel 1936 l’artista espone alla Mostra Internazionale Surrealista a Londra.
Soggetti di questo tipo fanno la loro comparsa anche nelle 26 litografie che compongono il primo bestiario realizzato dall’artista nel 1968, un vero e proprio catalogo visionario di pura fantasia in cui i soggetti subiscono strani processi di metamorfosi, e in quello del 79, realizzato per illustrare l’opera di Apollinaire. Queste interpretazioni antropomorfiche non compaiono invece nel microcosmo delle api, edito nel 1977, che la Galleria d’Arte Maggiore si propone di offrire al pubblico nella sua veste completa esponendo le 14 acqueforti e acquetinte su lastre di rame che compongono il ciclo.
Accanto a questo tipo di produzione, Sutherland porta avanti altri tipi di ricerca influenzati soprattutto dalla terribile esperienza del conflitto mondiale - dal 1940 al 1945 esegue molte opere ufficiali come “artista di guerra” - e dalla conversione al Cattolicesimo che lo porta a produrre a partire dagli anni 50 molte opere di stampo religioso.
La fama internazionale giunge quando l’artista è ancora in vita: nel 1946 espone per la prima volta a New York presso la Buchholz Gallery di Curt Valentin. Nel 1948 è la volta dell’Hanover Gallery di Londra e alla Buchholz Gallery di New York.
Nel 1952, in occasione della sua personale alla Biennale di Venezia, visita l’Italia e la mostra, ampliata a retrospettiva, viene presentata nello stesso anno al Musée National d’Art Moderne di Parigi. Un’altra sua retrospettiva, organizzata all’Arts Council of Great Britain nel 1953, è allestita allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Kunsthaus Zürich e alla Tate Gallery di Londra.
Nel 1959 tiene una personale a New York, organizzata da Paul Rosenberg and Co. Altre mostre vengono allestite nel 1966 al Marlborough Fine Art di Londra e nel 1967 al Wallraf-Richartz-Museum di Colonia e al Gemeentemuseum dell’Aja. Tra le mostre postume più importanti vanno sicuramente ricordate quella alla Tate Gallery del 1982 e alla Dulwich Picture Gallery nel 2005.