..........bisogna riconoscere che Fusillo, con una geniale trasposizione, ne ha sovvertito i termini e, adottando scenari monferrini e
un'ambientazione cinque-secentesca, anche le strutture. Non è qui rappresentata l'eterna lotta del Bene contro il Male, bensì la (poca) nobiltà e la (incommensurabile) miseria della condizione umana, al di là di ogni differenza di classe e di censo. La vita è una tragicommedia, per certi versi risibile, per altri degna di commiserazione. Essa appare agli occhi dell'artista destituita di senso e si esaurisce quindi in un'assurda pantomima, in un forsennato intrecciarsi di gesti sullo sfondo di paesaggi all'apparenza riconoscibili e magari familiari, che fungono in realtà da quinte prospettiche, da illusori trompe-l'oeil. Profili di torri o di castelli, ondulazioni di colline, alberi e paesaggi, non devono trarre in inganno: essi non adombrano e non assecondano alcun idillio, essendo meri elementi funzionali o strumenti della mise en scène, che possono, tutt'al più, ascondere qualche valore sentimentale. Questo, tuttavia, non ne sminuisce l'importanza estetica, giacché rientrano anch'essi in una concezione del mondo e della vita che potremmo dire "barocca", se per "barocco" s'intende un misto di artificio e di spontaneità, di sfarzo e di volgarità, di esuberanza vitale e di violenza letale, dove il caso e il caos sembrano sempre sul punto di travolgere l'ordine, questo sì illusorio, non meno del libero arbitrio umano. Gli uomini non sono affatto àrbitri o artefici del proprio destino: come quel personaggio dantesco che continua a mangiare, bere e vestire panni solo perché al posto della sua anima, sprofondata nell'inferno, un diavolo si è insediato nel suo corpo, così qui, sulla scena, si muovono, grotteschi o patetici, dei manichini animati e sospinti da impulsi irrefrenabili, eterodiretti. L'estetica confligge con l'etica: la prima simula un ordine che la seconda nega o smentisce.
On fait toujours la ménte chose, dice il cinese ne La condition humaine di André Malraux. Ebbene, anche nel mondo di Fusillo si nota una coazione a ripetere che i personaggi non sono in grado di governare. Ma, mentre analogo è, in fondo, l'assillo che li sprona ad agire, cioè ad usare la forza o il sotterfugio, infinita è la varietà dei casi e - si potrebbe dire - dei vizi umani. Il male si manifesta nelle forme più diverse e impensabili. E Fusillo, attraverso la sua impeccabile fenomenologia, ce ne offre un campionario davvero notevole. Sempre, tuttavia, i connotati delle persone ne escono stravolti: una smorfia atroce o comunque oscena ne suggella i volti, ne fissa i tratti in una maschera o, meglio, in una serie ricorrente di maschere. Quasi non fossero più uomini, ma - come voleva Machiavelli - "golpi" o "lioni". Se non, addirittura, dei (poveri) diavoli, vittime, nonostante la loro prosopopea, di una farsa di cui altri, forse, ha deciso l'esito. E la trama.
Carlo Prosperi